Water Music. I suoni della natura
Moltissimi sono i compositori che dall’acqua hanno tratto ispirazione e molti di questi lavori sono stati il fulcro dei programmi dei concerti che hanno visto celebri orchestre e solisti alternarsi sui palcoscenici del Teatro Grande e del Teatro Donizetti dal 9 aprile al 12 giugno 2010.
La stessa etimologia del termine ‘musica’ rinvierebbe al concetto di acqua secondo le più antiche lingue mesopotamiche. Oggi si è in parte smarrita la consapevolezza di questo legame così profondo, eppure proprio il millennio appena cominciato sta indicando a tutta l’umanità che il problema dell’«oro blu» è una delle sfide più urgenti per il futuro del pianeta. Lo ha prontamente recepito in ambito musicale il grande compositore cinese Tan Dun, secondo cui le gocce d’acqua colpite dall’inquinamento sono paragonabili a «lacrime della Natura».
Il Festival, invitando una rosa di prestigiosi interpreti a eseguire musiche esplicitamente dedicate all’acqua, ha messo in relazione i linguaggi dell’arte con la sensibilizzazione per i temi ambientali di così stringente attualità nel mondo in cui viviamo, perché la musica, nelle sue espressioni più alte, non è solo puro divertimento o intrattenimento, ma uno straordinario mezzo per collegare passato e presente, corpo e pensiero, arti e scienze. Accanto a composizioni ‘acquatiche’ di immensa popolarità, come la Sinfonia Pastorale di Beethoven o La mer di Debussy, sono state rivelate al grande pubblico vere gemme di raro ascolto quali il Poème de l’amour et de la mer di Chausson, gli Interludi marini di Britten, il brano Toward the Sea II del musicista contemporaneo Takemitsu e molte altre pagine.
Il violinista Uto Ughi, uno dei beniamini del pubblico del Festival, accompagnato al pianoforte da Alessandro Specchi, ha inaugurato ufficialmente la 47ª edizione.
Tra i pianisti spiccano i ritorni illustri di Grigory Sokolov, di Alexander Lonquich e di Arcadi Volodos, insieme a quello della cinese Yuja Wang. Novità molto attese erano la partecipazione di Mitsuko Uchida, impegnata in un recital incentrato su Schumann, della georgiana Khatia Buniatishvili, del russo Roustem Saitkoulov. Da parte italiana, se per Roberto Cominati si è trattato di un graditissimo ritorno, Giuseppe Albanese ha debuttato con grande successo con un programma interamente legato al tema acquatico, mentre il bresciano Federico Colli è stato protagonista con la talentuosa violinista argentina Lucia Luque della doppia conferenza/concerto in cui è stata presentata, con la partecipazione dell’autore, l’ultima pubblicazione di Enzo Restagno Ravel e l’anima delle cose.
Anche per quanto riguarda le compagini orchestrali, il panorama è stato particolarmente ricco, oltre che assai variegato a livello internazionale: dalla Seoul Philharmonic Orchestra diretta dal carismatico maestro Myung-Whun Chung all’Orchestre des Champs-Elysées con la direzione di Philippe Herreweghe, dalla BBC National Orchestra of Wales diretta da Thierry Fischer alla Dohnányi Orchestra Budafok guidata dal bresciano Umberto Benedetti Michelangeli, senza dimenticare la NDR Radiophilharmonie Hannover diretta da Eivind Gullberg Jensen.
Per la prima volta ospite del Festival anche il diciottenne pianista californiano Kit Armstrong. Quest’ultimo ha fatto parte, insieme all’Orchestra del Festival e a Pier Carlo Orizio, del Progetto MUS-E, che ha visto il coinvolgimento dei Conservatori di Brescia e di Verona e dell’Istituto Musicale di Bergamo ed è stato realizzato in collaborazione con l’Associazione Mus-e Brescia Onlus.
Nella programmazione del Festival era presente un filone dedicato a Robert Schumann nel bicentenario dalla nascita, del quale sono state eseguite numerose opere sia per pianoforte solo che per orchestra: Fantasia in do maggiore, Davidsbündlertänze op.6, Waldszenen op.82, Humoreske op.20, Carnevale di Vienna op.26, Studi Sinfonici op.13, Sonata in fa minore op.14, Concerto in la minore per pianoforte e orchestra op.54, Sinfonia n.1 op.38 “Primavera” e Sinfonia n.3 op.97 “Renana”.
Uno speciale doppio appuntamento cameristico si è svolto con Alexander Lonquich & friends (Cristina Barbuti, pianoforte, Filippo Lama, violino, Klaus Manfrini, viola, e Giovanni Gnocchi, violoncello), nel quale sono state ripercorse in musica le tappe di una biografia assai intensa e tormentata.