Rachmaninov e la Russia
Dopo l’edizione celebrativa del cinquantennale, il Festival è tornato ad approfondire nella 51sima edizione un tema specifico volgendo il suo sguardo alla terra che ha dato i natali a grandi compositori e la cui scuola pianistica ha prodotto interpreti che, a partire dal 1870, si sono imposti in tutto il mondo. Il nucleo di Rachmaninov e la Russia era costituito dalle opere del compositore russo, sul quale si è concentrata maggiormente l’attenzione, oltre che di Čajkovskij, Musorgskij, Skrjabin, Prokof’ev, Šostakovič e Stravinsky.
Fra i pianisti, oltre all’immancabile Grigory Sokolov, presenza fissa da oltre dieci anni a questa parte, è stato proposto lo stimolante confronto fra artisti già da tempo affermati, come Mikhail Pletnev e Lilya Zilberstein, e giovani stelle emergenti, quali Daniil Trifonov, Alexander Romanovsky, Yulianna Avdeeva, Lukas Geniušas, Michail Lifits e gli italiani Beatrice Rana, Federico Colli e Giuseppe Andaloro.
In campo orchestrale erano in programma la magnifica Filarmonica di San Pietroburgo, guidata da Yuri Temirkanov, e la Tchaikovsky Symphony Orchestra diretta da Vladimir Fedoseyev, compagini che notoriamente eccellono nel repertorio russo.
Il doppio appuntamento inaugurale è stato affidato alla bacchetta del celebre venezuelano Gustavo Dudamel, a soli trentatré anni già uno dei più importanti direttori al mondo, il quale ha guidato l’Orchestra Sinfonica di Goteborg. Anche se svincolati dal tema russo, di grande richiamo erano i concerti della Filarmonica della Scala con Daniele Gatti e dell’Orchestra del XVIII Secolo.
Un progetto speciale ha coinvolto infine la nuova Filarmonica del Festival, orchestra “in residenza” della manifestazione, che ha tenuto ben 6 concerti e 2 prove aperte.